Il 12 ottobre, l’America da rifondare

13 Ottobre 2023 01:34

Ricordi il “nichelino” di Zio Paperone?

In realtà, è una improprietà chiamarlo nichelino.

Il penny, infatti, la moneta da un centesimo di dollaro, contiene il 2.5% di rame e il resto è zinco.

Alla Zecca americana costa 2.41 centesimi produrlo, più di quanto vale.

E’ invece la moneta da 5 centesimi a poter giustamente attribuirsi il nome di “nichelino”, essendo fatta per il 25% da nichel e per il resto da rame.

Il suo costo di produzione è di 11.18 centesimi, anche in questo caso in clamorosa perdita rispetto al suo valore reale.

I contribuenti americani, quindi, perdono denaro, ogni volta che la Zecca degli Stati Uniti produce una di quelle monete.

Nel paese delle carte di credito, della moneta elettronica e del denaro a debito, lo scorso anno, i contribuenti americani hanno perso 85,4 milioni di dollari per la produzione di penny e 33,5 milioni di dollari per la produzione dei “nichelini” da 5 centesimi.

L’eliminazione di queste monete, peraltro, influirebbe sulla inflazione per l’arrotondamento dei prezzi: gli Stati Uniti sono infatti anche il Paese dove la maggior parte dei prezzi al consumo finisce per .99 o .95 .

Del problema si è interessato di recente una autorità che chi ha vissuto la crisi del 2008-2009 ricorda bene: Timothy Geithner, colui che salvò Bear Stearns, riuscendo anche a venderla.

Geithner diventò poi Segretario di Stato al Tesoro a gennaio del 2009, probabilmente per la sua formidabile abilità di tappare buchi incolmabili…

Geithner ha proposto la modifica della composizione delle monete, per renderne la produzione più economica e non gravare sui contribuenti. Ad esempio utilizzando più rame e meno nichel, la Zecca, prendendo in considerazione le quantità del 2022, avrebbe risparmiato 12 milioni di dollari.

Bear Stearns era la quinta banca degli Stati Uniti, quando, a partire dal 2007, cominciò ad accumulare perdite a causa della sua massiccia esposizione con i mutui subprime.

Geithner era all’epoca Presidente della Federal Reserve Bank di New York e capì, anche se in ritardo, che tipo di bombe atomiche finanziarie covavano sotto la cenere.

Bear Stearns era stata fondata nel 1923 (Bear e Stearns sono i cognomi di due soci fondatori), ed era riuscita a superare la crisi del 1929 senza tagliare posti di lavoro.

Non ebbe altrettanta fortuna nel 2008, quando, dopo mesi di agonia, ad aprile, grazie alla mediazione di Geithner, fu incorporata da JpMorgan, con la solita formula di socializzare le perdite e privatizzare i profitti.

Un po’ quello che è avvenuto successivamente, fino ai giorni nostri … in un gigantesco processo dove di tante banche sembrano destinate a rimanerne poche.

Tale processo sembra anche piacere alle banche centrali, che hanno in questo modo molti meno oneri di controllo.


Basta mettere gli amici e gli amici degli amici nei posti giusti di un numero limitato di banche e il sistema finanziario è molto più controllabile.

Il ragionamento non fa una piega. Tutto dipende se il mercato lo accetterà.

Nella giornata di ieri, il mercato ha dato una prova di totale sfiducia ai titoli trentennali americani, con un’asta definita “orribile”.

L’asta orribile è riuscita ad affondare l’S&P500 e gli indici americani. E’ il 12 ottobre, ricordi? Fra il 10 e il 12 ottobre, punto di inversione, in una condizione di stagionalità rialzista.

E ricordi quale è il grande problema a monte? La credibilità, ed è il problema degli Stati Uniti, abbiamo un problema Houston, se la perdi non la riconquisti in una notte.

Vincerà la stagionalità rialzista o l’inversione ribassista? Continuiamo a dare buona la seconda.

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P.S.: Cristoforo Colombo approdò alle coste americane il 12 ottobre. Il Columbus Day, sempre più in sordina, è stato celebrato dagli americani lunedì scorso.

Gli Stati Uniti hanno bisogno di un nuovo Colombo che li riscopra. Che li rifondi, li faccia rinascere.

All’orizzonte non c’è ancora, ma nelle democrazie, perfino nelle più sgangherate, i semi buoni di un rinascimento ci sono sempre.

Forse, anzi, sicuramente passeremo da una grande Crisi, ma se servirà a far risorgere gli Stati Uniti avremo qualche probabilità che risorga tutto l’Occidente.

Sono un sognatore, ma sono anche molto lucido nei miei sogni. Se ci crediamo, avverrà così.

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Maurizio Monti

Editore

Istituto Svizzero della Borsa

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