L’Intelligenza Artificiale è l’Ultima Sfida?

9 Novembre 2024 00:03

Sopravviverà il capitalismo?

Lo dice l’FMI.

Fu la Kristalina Georgieva, prorompente, in tutti i sensi, direttrice dell’FMI, all’inizio del 2024, a lanciare un warning a dir poco terribile.

Era imminente il World Economic Forum di Davos, in Svizzera.

Per una volta l’avvertimento non riguardava i debiti governativi o gli squilibri finanziari di qualche paese.

Kristalina, stavolta, era (ed è, presumo, ancora) terrorizzata dall’uso in continua espansione dell’Intelligenza Artificiale.

Non è la paura che un giorno la macchina sarà talmente simigliante all’uomo da ribellarsi, assumendo capacità senzienti.

La paura della Georgieva è molto più pragmatica: ed è di natura economica.

“Nella maggior parte degli scenari, l’intelligenza artificiale probabilmente peggiorerà la

disuguaglianza generale, una tendenza preoccupante che i decisori politici

devono affrontare in modo proattivo per impedire che la

tecnologia alimenti ulteriormente le tensioni sociali”.

Secondo la direttrice dell’FMI l’Intelligenza Artificiale coinvolge il 40% dei posti di lavoro in tutto il mondo.

Stavolta, non è solo (e forse nemmeno tanto) la manodopera operaia ad essere sostituita.

A differenza delle passate rivoluzioni tecnologiche, sono un grande numero di impiegati, dirigenti, quadri, colletti bianchi, perfino professionisti di qualunque natura ad essere nel mirino.

E ha aggiunto:

“Nelle economie avanzate, circa il 60% dei posti di lavoro potrebbe essere influenzato dall’intelligenza artificiale.

Circa la metà dei posti di lavoro esposti potrebbe trarre vantaggio dall’integrazione dell’intelligenza artificiale, migliorando

la produttività.

Per l’altra metà, le applicazioni AI potrebbero eseguire compiti chiave attualmente svolti dagli esseri umani, il che potrebbe ridurre la domanda di manodopera, portando a salari più bassi e a una riduzione delle assunzioni.

Nei casi più estremi, alcuni di questi lavori potrebbero scomparire”.

Quindi, un terzo della forza lavoro americana, in particolare i dipendenti più pagati e con un livello di istruzione più elevato,

potrebbe vedere salari più bassi o addirittura perdite di posti di lavoro, man mano che l’AI si diffonde.

Non è solo il FMI a dirlo.

Lo dicono anche altri.

Il New York Times se ne è occupato di recente con una inchiesta approfondita, dal titolo “In inversione di tendenza a causa dell’AI, i lavori d’ufficio sono ora più a rischio”.

Anche Barron’s ha pubblicato molto materiale sull’argomento. In un articolo affermava:

“L’ascesa dell’intelligenza artificiale generativa annuncia una nuova fase della Rivoluzione industriale, una in cui le macchine pensano, imparano, si autoreplicano e possono padroneggiare molti compiti che un tempo erano riservati agli esseri umani.

Questa fase sarà altrettanto dirompente e trasformativa delle precedenti.

Che la tecnologia AI coinvolgerà i posti di lavoro è certo.

La distruzione e la creazione di posti di lavoro sono una caratteristica di tutte le Rivoluzioni Industriali”.

Nuove opportunità?

È vero. Non c’è dubbio che l’AI creerà anche nuovi posti di lavoro.

La sola infrastruttura fisica richiederà tutti i tipi di costruzione, dal lavoro elettrico ai sofisticati sistemi HVAC (sistemi che devono garantire la climatizzazione adeguata delle strutture).

Ma una volta che la costruzione iniziale avrà luogo, anche gran parte di quella domanda scomparirà.

Nel frattempo, anche se vengono create altre categorie di lavoro nuove e più permanenti, come migliaia di nuove posizioni di manutenzione dei server, questo tipo di rapidi cambiamenti possono lasciare molte persone senza lavoro.

Le aziende.

Amazon, nel 2030, avrà più robot che persone umane.

Tesla ha messo al lavoro nella fabbrica di Fremont, California, i due prototipi dei suoi “Optimus”.

Sono robot umanoidi, in grado di fare funzioni umane anche complesse.

Musk dice che entro il 2024, Tesla ne avrà 1000 al lavoro.

E aggiunge che gli ordinativi che Tesla riceverà per questo prodotto, porteranno l’azienda ad un valore incredibile (dico incredibile perché Musk spara alle stelle 25 trilioni di dollari, poco meno del PIL degli USA del 2023).


Si capisce perché Musk e Trump vanno d’accordo.

Aziende che stanno licenziando perché sostituiscono i processi con l’intelligenza artificiale, ormai, non si contano più.

L’ondata sembra irreversibile.

La sfida del Capitalismo

Se da un lato non possiamo non entusiasmarci per il grande progresso dell’Intelligenza Artificiale, dall’altro è impossibile non chiederci che tipo di sconvolgimento umano, sociale, economico questo comporterà.

E’ una ulteriore sfida del capitalismo: ucciso, anzi suicidato, il comunismo economico nel 1989, senza alcun concorrente credibile sul pianeta, il capitalismo non riesce a risolvere il problema gigantesco della distribuzione della ricchezza.

Oggi, questo aspetto assume toni ulteriormente drammatici con la marginalizzazione di una parte degli individui per la diffusione dell’Intelligenza Artificiale.


Il problema è politico, più che mai.

Il ché significa che l’incompetenza, la corruzione, la collusione lobbistica al potere è il vero cancro della società contemporanea.

Negli USA, è diventato dispregiativo, lo chiamano establishment.


Questo spiegherebbe la massa degli americani che ha votato Trump: il sogno del nuovo in un 78enne.

L’orso che domina la paura collettiva.

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P.S.: Non è la prima sfida che affronta la società industriale.

Tutto sta a fare in modo che questa non sia l’ultima, prima di trasformarsi in una società dove le differenze sociali sono così abissali da distruggere completamente il tessuto sociale.  

L’impatto, stavolta, è veramente e di molto superiore a tutte le aspettative.

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Maurizio Monti

Maurizio Monti

Editore

Istituto Svizzero della Borsa

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