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Ricordi inesistenti.
Nel 2009, Fiona Broome, ricercatrice e scrittrice del paranormale, si trovava a una conferenza quando iniziò a parlare agli altri partecipanti di un ricordo inquietante: la morte di Nelson Mandela in prigione negli anni ’80.
Ricordava di aver visto i notiziari e perfino i dettagli del funerale.
Con sua sorpresa, molte altre persone condivisero il suo ricordo.
Tuttavia, Mandela non solo non morì in prigione, ma fu rilasciato nel 1990 e visse fino al 2013.
Fu a questo punto che Broome coniò il termine “Effetto Mandela”, un fenomeno in cui grandi gruppi di persone condividono ricordi di eventi che non sono mai accaduti o che sono accaduti in modo diverso da come li ricordano.
Questo caso scatenò un’ondata di dibattiti sulla natura della memoria, della percezione e persino sulle teorie degli universi paralleli.
Il nostro cervello… non è molto affidabile
Sebbene l’idea di realtà alternative sia affascinante, la scienza offre una spiegazione più tangibile e meno metafisica.
La nostra memoria non funziona come un video ad alta definizione che registra accuratamente ogni momento della nostra vita.
In realtà, essa agisce come uno storico, che ricostruisce gli eventi a partire da frammenti di informazioni, colmando le lacune con dettagli approssimativi.
Nel 1974 gli psicologi Elizabeth Loftus e John Palmer condussero un esperimento in cui mostrarono video di incidenti stradali a diversi gruppi di persone.
Posero ai partecipanti domande come: “A che velocità andavano le auto quando si sono schiantate?” oppure “Quanto velocemente andavano le auto quando si sono scontrate?”.
Sebbene entrambe le domande fossero simili, coloro che avevano sentito la parola “schiantate” ricordavano velocità maggiori rispetto a coloro che avevano sentito la parola “scontrate”.
Questo esperimento ha dimostrato che la memoria è suscettibile alla suggestione esterna.
Immaginiamo ora l’impatto di questo fenomeno su larga scala.
Una notizia mal interpretata, una diceria o persino un film possono alterare la memoria di milioni di persone senza che queste nemmeno se ne accorgano.
Un fenomeno comune.
Nel corso degli anni sono emersi molteplici esempi di questo fenomeno, alcuni dei quali hanno lasciato perplesse molte persone.
Looney Tunes: molti ricordano l’iconica serie di cartoni animati come Looney Toons, il che ha senso poiché “toons” è l’abbreviazione di “cartoons”.
Tuttavia, la realtà è che sono sempre stati i Looney Tunes.
La coda di Pikachu: molte persone credono che Pikachu, il personaggio Pokémon, abbia una striscia nera sulla punta della coda.
Tuttavia, Pikachu non ha mai avuto quella striscia.
We Are The Champions dei Queen: alcuni ricordano che la canzone finisce con la frase “of the world”, ma in realtà la versione in studio svanisce semplicemente senza quelle parole finali.
La scienza del fenomeno.
Esistono diverse teorie scientifiche che spiegano l’Effetto Mandela senza ricorrere alle dimensioni parallele.
Spesso la nostra mente riempie i vuoti con informazioni che sembrano logiche o che abbiamo associato ad altri ricordi.
Se molte persone credono in una versione errata di un evento, è più probabile che il nostro cervello la accetti come vera.
Quando ci vengono presentate informazioni errate dopo un evento, il nostro cervello potrebbe assimilarle come se facessero parte del ricordo originale.
Quando elaboriamo le informazioni, a volte semplifichiamo i dettagli per renderli più gestibili.
Ciò può portare alla distorsione dei ricordi.
Più di un aneddoto.
Questo fenomeno non è solo curioso, ma ha anche implicazioni importanti.
Nella politica, nei media e nella storia, il modo in cui ricordiamo gli eventi può plasmare la percezione pubblica.
Ad esempio, molte persone credono che la frase “Luke, io sono tuo padre” sia stata pronunciata in Star Wars.
In realtà la frase corretta è “No, io sono tuo padre”. Anche se tutto ciò sembra innocuo, cosa accade quando accade in concomitanza con eventi storici?
La disinformazione e i falsi ricordi possono creare narrazioni distorte nella società.
Un semplice errore nella memoria collettiva può modificare la percezione degli eventi passati e influenzare le decisioni future.
Bisogna tenere presente che se la memoria è così fallace, affidarsi esclusivamente ai ricordi invece che a dati concreti può portare a decisioni sbagliate.
Finanza ed effetto Mandela.
Il mercato finanziario, come la memoria umana, è pieno di trappole cognitive.
Chi saprà identificarle e basare le proprie decisioni su dati verificabili sarà avvantaggiato rispetto agli altri.
Quando, sulla base di una notizia, avviene un movimento forte del mercato, che poi tende a rientrare sui valori pre-notizia, possono esserci state delle distorsioni nell’interpretazione della notizia: la mente degli investitori ha “vestito” la notizia con qualcosa che non era esattamente ad essa inerente.
Lo stesso può avvenire quando viene “immaginato” un andamento del mercato come pura proiezione non basata su dati concreti: in questo caso la mente “crea” un tracciato inesistente del grafico, basato su una percezione errata, spesso influenzata da eventi passati che hanno lasciato traccia nella mente dell’investitore.
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P.S.: Sebbene l’effetto Mandela sia sorprendente, esistono altri fenomeni legati alla memoria altrettanto affascinanti.
Ad esempio, l’effetto déjà vu, quando abbiamo la sensazione di aver già vissuto un’esperienza in precedenza, anche se non è mai accaduta.
Un altro caso interessante è la criptomnesia, quando ricordiamo qualcosa senza renderci conto che in realtà non si tratta di un’idea originale, ma di qualcosa che abbiamo visto o sentito in precedenza.
Pensa a tali fenomeni, quando analizzi i mercati: l’effetto déjà vu è quando ti sembra che quello che sta avvenendo è esattamente uguale a quella volta lì … e se quella volta lì, come è facile che sia, è il 19 ottobre 1987, o il 5 agosto 2024 … potrebbe portarti a valutazioni errate.
Nei mercati, molte dinamiche possono sembrare simili, ma in realtà spesso differiscono notevolmente tra loro.
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