Chissà se lo sapremo mai.
La 26esima settimana dal minimo del 27 ottobre 2023, in cui entriamo ora, vede un fuoco incrociato di rilevanti market mover del mercato: gli investitori attendono notizie ed earnings importanti.
Martedì 23 aprile si comincia blandamente con l’indice manufatturiero e dei servizi delle piccole e medie imprese, ma la tensione più elevata sarà giovedì 25 e venerdì 26 aprile, con la pubblicazione del dato di stima del GDP americano e con il PCE, l’indice dei prezzi al consumo individuali, quest’ultimo molto monitorato dalla FED.
Il rendimento dei titoli governativi americani a 2 anni ha superato lo scorso 8 aprile la soglia della media mobile a 200, al 4.75%.
Ha continuato poi a salire e il 10-11 aprile si è posizionato sulla soglia del 5%, oscillando dal 4.90% al 5.01%. Un altro 0.25% e potremmo dire che di tagli dei tassi nel 2024 non se ne parla.
Le previsioni di taglio dei tassi, anche dopo l’ultima dichiarazione pubblica di Powell, sono sempre meno ottimiste (per non dire sempre più negative), confermando la panzana manipolatrice di inizio anno di Goldman Sachs di 6 tagli nel 2024, montata ad arte per far esplodere illusoriamente i mercati al rialzo.
Ora si punta a 2 tagli nel 2024: ma i due indicatori di cui sopra potrebbero ulteriormente smontare anche questa ipotesi, se il GDP continuerà ad essere tonico, come si prevede che sia, e il PCE stabile o al rialzo, indicando così gli obiettivi di discesa dell’inflazione più che mai lontani.
Martedì 23 aprile importanti earnings sono quelli di Tesla e General Motors. Mercoledì 24 è la volta di Meta, IBM, Ford, Boeing e AT&T.
Giovedì 25 la settimana prosegue con gli annunci di Microsoft e Google, fra le più stabili delle sette magnifiche, seguite venerdì 26 dalle petrolifere Exxon e Chevron.
Quando tanti market mover si accumulano come in questo caso ci sono molti segnali fake, con rotture false di supporti e resistenze.
Da un punto di vista ciclico, siamo alla settimana dove il sistema di proiezione da minimo a minimo che individua l’inizio e la fine di un ciclo raggiunge l’apice: significa che solo nell’1% dei casi il minimo finale del ciclo supera la 26esima settimana.
Tanto che, se dovesse accadere, e il ribasso dovesse continuare sulla prossima settimana e su quelle a venire, significherebbe che un ciclo superiore ha preso il sopravvento: tenuto conto che dal minimo del Covid sono passati 50 mesi, all’interno possibile di un ciclo a 4 anni di livello superiore, un minimo relativo calcolato sul minimo-massimo dal minimo del Covid al massimo dell’1 aprile sarebbe piuttosto pericoloso.
Peraltro non è questa la visione che riteniamo probabile, ma non possiamo escluderla: tale minimo dovrebbe essere più in là nel tempo, ma non tarderemo molto a saperlo.
Gli algoritmi temporali, puramente ciclici, individuano quindi, ancora, una maggiore probabilità di inversione da un minimo nella settimana entrante (fra mercoledì 24 e venerdì 26 o all’estremo sui primi giorni della successiva).
Il problema è che ci sono pochi sintomi a livello prezzo di avere toccato il fondo: potremmo annoverare, 1) l’indicatore che misura il numero dei titoli dell’S&P500 sotto la media mobile a 50, che ha superato la scorsa settimana il 70% e 2) la modesta divergenza del Dow Jones rispetto al Nasdaq e all’ S&P500 per avere già toccato la media mobile a 150 e avere chiuso in positivo venerdì scorso 19 aprile, contro il livello 100 di media mobile toccato dagli altri due e contro le loro chiusure fortemente negative di venerdì.
Venerdì 19 aprile, dopo esserci svegliati in preda all’ansia asiatica per la guerra mediorientale, che ha affondato l’S&P500 a 4963, nelle ore precedenti all’apertura americana abbiamo assistito ad un recupero fino all’area 5050, e poi di nuovo il ri-test di 5000, in prossimità della cui area è avvenuta la chiusura.
In questo saliscendi c’è stata una grande variazione della volatilità implicita che ha fatto balzare in alto e poi diminuire il prezzo in tutta la catena delle opzioni. La volatilità implicita alla fine si è stabilizzata su valori consimili a quelli di giovedì per il Vix e a valori leggermente superiori per le put out the money.
Venerdì scorso, sfruttando i minimi importanti fatti anche fuori orario, nelle zeroday in scadenza lunedì 22 aprile, sono affluite put sul livello 4900, che annovera ora, prima dell’apertura del mercato americano di mezzanotte (quando stiamo scrivendo questo articolo), un discreto cumulo di 7.300 put.
Dal lato alto, la massa più significativa di call è a 5100, con 14.400, indizio che, malgrado la discesa avvenuta venerdì (sesto giorno consecutivo di ribasso) in pochi se la sono sentita di seguire il trend in ribasso, ulteriormente vendendo call più basse con scadenza lunedì.
La settimana si apre quindi con un range di 200 punti fra supporto e resistenza negli open interest. Non dissimili, peraltro, i supporti e resistenze calcolati a livello di analisi tecnica, con 4880 come supporto settimanale e 5125 come resistenza.
La dilatazione di supporti e resistenze settimanali, alle volte, coincide con cambi di trend.
Dal punto di vista grafico, il nostro scenario di proiezione, seguendo l’ipotesi di trovarci vicini alla conclusione del ciclo iniziato a fine ottobre (la cui negazione costringe a rivedere la proiezione medesima), posizionando il massimo dell’1 aprile all’87.50% del range futuro, il livello 4992 coinciderebbe con l’area del 62.50% del range futuro (o il 61.80% per chi crede ai livelli di Fibonacci).
Il livello del 50% sarebbe 4817, che aprirebbe a scenari potenzialmente diversi da quelli descritti, qualora tale livello di prezzo venisse raggiunto oltre l’1 maggio, la probabile data massima all’interno della quale possiamo prendere in considerazione un minimo seguito da una inversione, come conclusione del ciclo in corso.
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P.S.: Un aprile in discesa è tutt’altro che usuale.
E’ vero che negli anni delle elezioni, spesso aprile è debole e maggio sostanzialmente piatto, anche se normalmente, nell’anno le borse performano.
Il clima geopolitico è quello che è e ha indotto democratici e repubblicani a far tornare gli Stati Uniti nel suo ruolo chiave di poliziotto del mondo, tornando a sostenere di nuovo l’Ucraina: questo è avvenuto dopo un colloquio fra lo speaker della Camera (repubblicano) e Trump, nella residenza di quest’ultimo.
Manovra di Trump? Cambio di direzione dei repubblicani? Cinismo da business bellico sospinto dalle lobby della guerra?
Chissà se lo sapremo mai…
Nel frattempo i margini applicati da alcuni broker non sono tornati alla normalità. Non è un buon segno: raccomandiamo prudenza.
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Maurizio Monti
Editore
Istituto Svizzero della Borsa