Sì, è l’S&P500.
Affondo servito, gap compreso
Nell’articolo di ieri riservato agli abbonati a Traders’ Magazine, riferendoci all’S&P500 future, avevamo scritto:
“La visione più probabile è che nella giornata di lunedì 3 febbraio possa esserci, a fronte di un gap down in apertura, un ribasso, che potrebbe sondare quota 6000.
Non possiamo escludere un affondo fino a 5960, lunedì o martedì, ma riteniamo che sia improbabile un affondo molto più significativo.
Riteniamo molto probabile un ritorno a picchi di volatilità intermedia, intorno a 18-20 del Vix.”
Il Gap down è stato piuttosto pauroso, a 5982, lo scivolone successivo è arrivato prima a 5950 e successivamente, con le vendite in Asia, a 5935, per poi risalire subito.
Gli europei hanno aperto tutti in gap down, ma è sembrata una occasione per comprare dal basso e cercare di recuperare il gap.
Il Vix ha superato di poco quota 20, per poi ritrarsi poco sopra 18.
Nel corso della mattinata, anche grazie al relativo ottimismo europeo, l’S&P500 recuperava terremo.
Ma era difficile immaginare che gli americani sarebbero riusciti a superare quota 6000, per tentare un arduo recupero del gap di apertura: viceversa, l’S&P500 è arrivato a toccare quota 6049 e si è lasciato convincere a tornare indietro quando ha incontrato un muro di oltre 15.000 call zero day, presumibilmente vendute.
Nel frattempo, sia il Nasdaq che il Dow Jones si avvicinavano a recuperare i rispettivi gap di apertura.
Errabondo, ma rialzista.
Sempre più difficile identificare un trend in un mercato errabondo che sembra essere perseguitato da sfoghi umorali, che vanno dalla paura dell’inflazione a quella della recessione, o, per non sbagliare, di entrambe, con uno scenario da stagflazione.
Il mercato continua ad essere rialzista ma è all’interno di un trading range che non è affatto escluso, anche se forse improbabile, possa essere rotto dal lato basso prima di riprendere la via dell’effettivo rialzo.
I tecnologici hanno mostrato una ripresa solo parziale, con i grandi nomi ancora in difficoltà: Nvidia, Tesla, Apple, Google, Broadcom sono rimaste sott’acqua per tutta la sessione di negoziazione.
Altri acquisti distribuiti sugli altri titoli del listino alla fine hanno consentito agli indici di riprendersi.
Trump
Ad accelerare il mercato verso l’alto ha contribuito un post di Trump riguardo ad un suo colloquio con la Presidente del Messico Claudia Sheinbaum.
Nel post si dava notizia che i dazi con il Messico erano stati spostati di un mese, per consentire il perfezionamento di un accordo con il quale il Messico si impegna a mandare 10.000 soldati alla frontiera con gli Stati Uniti per evitare l’ingresso di migranti e il contrabbando del Fentanyl.
Un argomento che non si sa bene come abbia a che fare con la finanza, ma che ha ristabilito un clima apparentemente e transitoriamente sereno per il mercato.
Se la legge del su e giù continua a funzionare, dire che cosa vedremo domani è piuttosto difficile, visto che nella giornata del 3 febbraio abbiamo visto abbastanza su e giù.
Stagionalità
La stagionalità di febbraio negli anni post-elettorali è negativa, in modo particolare nelle prossime due settimane.
Peraltro, è interessante vedere che cosa accade in questa.
Il Gap down ha molte probabilità di colmarsi nella giornata del 4 febbraio.
Capiremo allora se il rialzo è solo il riposizionamento dovuto al gap down e l’S&P500 è destinato a tornare in discesa.
Se invece, proseguirà la corsa, i massimi non sono lontani: temo, però, è solo una opinione, che nuovi massimi storici non saranno materia di febbraio, ma dei mesi successivi.
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