Disruption, è la parola giusta
Il covid ha creato un danno enorme all’intera umanità.
Sembra però avere risvegliato una coscienza collettiva più orientata alla Green economy e alle energie rinnovabili.
Nascono grandi programmi finanziati da soldi pubblici che rendono l’occasione particolarmente appetibile per far nascere nobili intenti di maggiore sostenibilità. Di cui tutti si erano allegramente dimenticati “mancando le risorse” adeguate.
In queste colonne abbiamo parlato della importanza della diffusione di veicoli elettrici per il trasporto di persone e di cose, dove abbiamo evidenziato anche il grande piano di ristrutturazione energetica che questo comporta.
Tremano i bilanci delle sette sorelle americane del petrolio, costrette a prossime ristrutturazioni e dove la fusione per incorporazione di almeno due di loro diventa più una necessità di sopravvivenza che l’adempimento di un piano strategico di sviluppo.
C’è un processo di sganciamento dai combustibili fossili che coinvolge l’intera economia mondiale. I grandi inquinatori del pianeta, USA e Cina in primo piano, stanno mettendo in atto giganteschi piani di riorganizzazione delle risorse energetiche.
Ancora in preda al panico da Covid, molto di più dei due colossi anzidetti, l’Europa stenta ancora a trovare il modello giusto per stare al passo: ma sarà costretta ben presto a seguire il flow.
Del resto, la tendenza che pare di intravvedere negli Stati Uniti è la elettrificazione, la produzione di energia rinnovabile dal vento e dal sole, ma, nel contempo, la sopravvivenza di combustibili alternativi al petrolio per tutto ciò che non seguirà la tendenza principale.
In questo processo, è realistico pensare che il Natural Gas, e quindi il gas petrolio liquefatto e il metano, costituiranno i naturali sostituti di ciò che oggi viene ottenuto con il petrolio, nella parte che non verrà elettrificata o trasformata in energia rinnovabile.
Guardando al lato asiatico, Cina, Giappone e Sud Corea hanno annunciato un programma di zero emissioni di biossido di carbonio entro il 2050-2060.
In Cina, nel 2016, c’erano circa 200.000 bus e camion che erano alimentati a metano. Sono diventati 600.000 nel 2020, e questo numero ci dà la dimensione della crescita in tale segmento. Nel frattempo sono nate in Cina oltre 3.000 stazioni di rifornimento di gas metano.
Rispetto alle 300 stazioni europee, fornisce anche un numero evidente del ritardo di sviluppo verso questo segmento da parte dell’Europa nei confronti della Cina.
Gli Stati Uniti diventeranno entro il 2024 il primo esportatore mondiale di Gas, con il 35% di copertura della produzione mondiale. Tutto questo grazie allo Shale Gas, se si pensa che 20 anni fa dovevano importare il 18% del fabbisogno di gas naturale.
Tutto questo ci dà la visione di un mondo che è cambiato e sta cambiando molto rapidamente. Come investitori, non dobbiamo commettere l’errore di guardare soltanto intorno a noi: l’Europa potrebbe avere sensibili ritardi di posizionamento, che non gioverebbero alla visione globale che dobbiamo avere.
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P.S.: Disruption: era la copertina di Investors’ di alcuni mesi fa ed è la grande rappresentazione del mondo che cambia, e della gigantesca trasformazione in atto nel settore energetico. Possono nascere grandi occasioni di investimento a seguito di tale fenomeno.
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Maurizio Monti
Editore
Istituto Svizzero della Borsa